Nella maggior parte delle occasioni l’attenzione del lettore viene colta dalla descrizione di importanti novità, di qualsivoglia natura esse siano. Conoscere particolari innovazioni spesso sottintende che a monte vi sia una conoscenza almeno basilare del settore. Seguendo questa logica non poteva di certo mancare nel nostro blog un contributo dedicato allo pneumatico nel suo genere, utile a conoscerne le varie tipologie e le caratteristiche della sua struttura.
Quanto alle tipologie dello pneumatico attualmente presenti sul mercato, si individuano due tipi: con camera d’aria, dall’inglese “tube type”, e senza camera d’aria, “tubeless”. Il primo tipo di pneumatico presenta al suo interno una camera d’aria contenente aria compressa, che viene poi protetta da una struttura più rigida di gomma e tele di fibra o di metallo; la tipologia tube type viene utilizzata marginalmente nel mondo dell’automobile e della moto. Nonostante lo stesso funzionamento sostanziale, ossia il mantenimento di una certa struttura e consistenza dovuto all’aria compressa all’interno, la seconda tipologia -“tubeless”- non prevede la presenza di una camera d’aria: l’aria infatti viene contenuta tra la struttura e il cerchione, saldati in modo da sigillarla tra gli stessi. Come citato pocanzi, la prima tipologia non si usa quasi più nel mondo automobilistico e motociclistico, eccezion fatta per quei veicoli puramente fuoristrada: lo pneumatico tube type, infatti, presenta una resistenza maggiore agli urti e nel caso di foratura è sufficiente sostituire la camera d’aria senza dover sostituire lo pneumatico intero. Poiché durante la foratura l’aria fuoriesce molto velocemente dalla camera d’aria, cosa che non accade nella tipologia tubeless, nell’uso su strada è fortemente sconsigliato lo pneumatico tube type in quanto la perdita repentina di pressione comporta un vero e proprio rischio per la sicurezza del conducente. Esiste poi una terza tipologia di pneumatici che si contraddistingue dalle precedenti in quanto non richiede aria: sono gli NPT “non-pneumatic tires”. In questa categoria si distinguono a loro volta: i pieni, ossia pneumatici che invece di essere gonfiati ad aria sono riempiti di plastica o si auto-sostengono dato che hanno una struttura piena, sono usati sulle macchine operatrici come i carrelli elevatori; gli autoportanti, anch’essi pieni, ma sprovvisti di particolari fori, vengono utilizzati su alcuni mezzi d’opera; i TWEEL, che sono una derivazione particolare degli autoportanti, ma che non hanno ancora avuto un’applicazione a livello civile.
Per conoscere la struttura dello pneumatico è opportuno prenderne in esame le principali componenti. Lo pneumatico è composto, prima di tutto dal “battistrada”, componente fondamentale per garantire l’aderenza del veicolo alla strada, è il primo elemento di protezione dalla strada: molto resistente all’usura, è uno strato di gomma più o meno spesso, con la presenza nella maggior parte dei casi di scanalature atte a garantire il defluire dell’acqua tra di esse, per mantenere un’aderenza ottimale anche sul bagnato. Al di sotto del battistrada è presente una trama di fili d’acciaio, nylon, poliestere o rayon con lo scopo di proteggere la struttura interna da urti e forature e prende il nome di “pacco cintura”. Lo strato sottostante, chiamato “carcassa” o “tela”, altro non è che una seconda trama fitta, composta di fili di nylon necessari per ottenere una maggior resistenza e scorrevolezza. Il fianco dello pneumatico o “spalla” invece, serve a proteggere lo pneumatico dagli agenti atmosferici e dagli urti laterali; può essere più o meno rigida a seconda degli utilizzi. La parte alla base si chiama “tallone” che ancora ermeticamente la gomma al cerchione, ne impedisce l’usura e garantisce l’attrito necessario in modo tale che la gomma non slitti sul cerchio. Per concludere, le due anime metallica passanti nel tallone “cerchietti” servono a dare ulteriore resistenza e forza al tallone, in maniera tale da mantenere lo pneumatico in posizione.